Quando si parla di “città fantasma” con la mente tutti pensano alle affascinanti ghost town degli USA occidentali. Sbagliato (almeno in parte 😅) perché anche in Italia abbiamo la nostra ghost town! E’ Celleno ed ecco cosa si può vedere durante una visita in questo borgo fantasma della Tuscia viterbese.
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Come si raggiunge Celleno il borgo fantasma della Tuscia
Il casello autostradale più vicino a Celleno è Orte, sulla A1. Da qui seguite le indicazioni per Viterbo e poi prendete la deviazione sulla strada provinciale SP5 in direzione Celleno. Attraversato il centro di Celleno Nuova arriverete ad una piccola piazza dov’è possibile parcheggiare l’auto gratuitamente. Non vi resta che prendere la rampa pedonale e iniziare così la vostra visita al borgo fantasma di Celleno Antica.
Celleno Antica sorge tra le colline tufacee della Valle dei Calanchi ovvero quell’area vulcanica che è compresa tra il Lago di Bolsena e la Valle del Tevere. Quest’area è caratterizzata dall’affioramento di argille plioceniche che vengono continuamente erose dall’azione della pioggia e del vento. E’ così che si sono formati i dolci pendii collinari che si alternano ad un terreno fatto di grigie creste scoscese e affilate come lame. Nella Valle dei Calanchi si trova anche il famoso borgo di Civita di Bagnoregio.
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La storia di Celleno e di com’è diventato un borgo fantasma
I resti archeologici ci raccontano che Celleno era un abitato etrusco attivo tra il VII ed il VI secolo a.C. e che il suo nome probabilmente deriva dalla parola “cella” in riferimento alle grotte e alle cavità di cui è pieno il suo sottosuolo.
Durante il periodo etrusco Celleno era un’importante via di comunicazione, e per questo motivo è stata conquistata da Roma che la usò sia come base per le sue future conquiste sia come sede di smistamento merci tra la Valle del Tevere e Montefiascone e Roma. Saccheggiata più volte durante l’epoca delle invasioni barbariche, nel Basso Medioevo è rientrata a più riprese sotto la sfera d’influenza di Viterbo e poi…
Celleno è stata molto sfortunata perché appartiene a quel piccolo gruppo di comuni della Tuscia Viterbese che è stato costretto a cambiare sede. Ma perché? Ebbene, Celleno nel corso dei secoli è stata colpita da una serie di epidemie, frane e terremoti. Tutti questi eventi hanno finito per renderla inabitabile e hanno costretto i suoi abitanti ad abbandonarla.
Celleno si è trasformata in un borgo fantasma ma ad oggi è in atto un progetto di recupero sostenuto dall’Università della Tuscia e dalla Regione Lazio.
Cosa vedere a Celleno, il borgo fantasma della Tuscia
Celleno Antica ci accoglie con un suggestivo panorama sulla Valle del Tevere. Siamo gli unici visitatori, il silenzio è spezzato solo dal frinire delle cicale e l’atmosfera è molto suggestiva.
La Piazza del Comune
Superata Porta Vecchia ci troviamo in Piazza del Comune, quello che era il centro vitale dell’abitato. Qui, infatti, erano presenti le massime funzioni commerciali e artigianali della città e, come in un grande teatro, si affacciavano quasi tutte le contrade cittadine.
Il nostro sguardo viene catturato dai ruderi che aleggiano tutto attorno. L’assenza di manutenzione e le programmate opere di distruzione degli edifici hanno risparmiato solamente la parte più importante dell’abitato. Si è preservata quindi la zona attorno a Piazza del Comune mentre il resto è stato consegnato all’inesorabile logoramento del tempo. Purtroppo alcuni edifici sono ormai irriconoscibili.
Il Castello Orsini
Il Castello Orsini è uno uno dei palazzi più belli e meglio conservati del borgo. Affacciato su Piazza del Comune è circondato da un fossato e la sua facciata ha conservato la primitiva vocazione difensiva. La muratura del fortilizio e della Torre Piccola è a scarpa di rinforzo ed il ponte levatoio è a duplice arcata. Al castello si accede passando sopra al ponte in muratura ad arcata unica.
Purtroppo il castello è aperto solo su richiesta o se è presente qualche volontario. Per chi fosse interessato ad una visita consiglio di contattare via email la Proloco di Celleno e organizzare un incontro programmato.
Gli edifici religiosi
Sempre in Piazza del Comune si trova anche la Chiesa di San Carlo, una chiesa sobria, dalle dimensioni ridotte e a navata unica. La scritta “Año Iubilei MDCXXV” sull’architrave della finestra che si affaccia sul castello indica l’anno in cui è stata realizzata. Voluta dalla Congregazione di San Carlo e costruita grazie alle offerte dei fedeli cellenesi. La Chiesa di San Carlo sorge sui resti di una più antica chiesa medievale ed è sormontata da un piccolo campanile a vela. La sua facciata è semplice e sopra al portale in basaltina c’è un sottile timpano spezzato che racchiude il simbolo del Calvario. Al suo interno è possibile vedere (se l’avessimo trovata aperta!) una mostra permanente di grammofoni.
Alla sinistra della Chiesa di San Carlo s’innalza il Campanile dell’ex Parrocchia che è a pianta quadrangolare e ha un orologio sulla parte sommitale che è stato costruito in materiale tufaceo. Vicino al campanile notiamo un telefono d’altri tempi appoggiato sul davanzale di una finestra che guarda la valle sottostante, la targa “Poste e Telegrafi” e una vecchia bicicletta appoggiata al muro. Il particolare più fotogenico di tutto il borgo!
Adiacente al campanile ci sono anche i ruderi della Chiesa di San Donato che, affascinante nella sua decadenza, conserva solamente alcune parti delle mura ed il portale in stile gotico-romanico. Questa era la chiesa più importante di Celleno Antica perché dedicata al patrono della città.
Le Botteghe ed il Pozzo da Brutto
Scesi in Piazza Mercato troviamo delle piccole celle che ospitano ancora l’antico forno, il ciabattino, le stalle e le cantine. Tutti gli spazi conservano ancora gli attrezzi di una volta.
Molto interessante anche il Pozzo da Brutto che visto così sembra un insignificante pozzo in muratura ed invece aveva tutt’altra funzione. Con la rapida crescita degli abitati del Lazio tra il XII e il XIII secolo era insorto il problema dello smaltimento dei rifiuti domestici e delle attività artigianali e commerciali. Per limitare gli inconvenienti di tipo igienico e sanitario sono state costruite delle discariche pubbliche. I più ricchi però avevano anche degli immondezzai domestici: dei pozzi scavati nel bacino roccioso sotto la superficie della casa o nello spazio antistante ad essa. Ecco a cosa serviva il Pozzo da Brutto! Con un diametro massimo di 4 metri inizialmente è stato usato per stipare le granaglie e come riserva idrica ma successivamente, tra inizio XIV e metà XV secolo, è stato convertito ad immondezzaio.
La Valle dei Calanchi
A Celleno c’è un altro luogo da vedere così da Piazza Mercato, continuiamo la nostra visita del borgo fantasma della Tuscia, imboccando l’antica Via Maggiore. Dopo alcune centinaia di metri arriviamo ad una terrazza panoramica dove la vista spazia sulla Valle dei Calanchi: una suggestiva successione di dolci colline e spinose creste grigiastre.
Se avete domande non esitate a lasciare un commento o a scrivermi un’email 😉!
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